Pasqua arriva,
anche se noi non possiamo celebrarla come di consueto.
Arriva,
non come qualcosa di distante e lontano,
piuttosto come il senso profondo e ultimo
di quello che viviamo,
oggi forse più che mai,
una vita donata anche nella tempesta,
un abbraccio d’amore che sfida la morte,
l’annuncio di un sepolcro vuoto
e di un incontro all’apparenza impossibile
che vuole raggiungere ogni uomo e ogni donna.
Un grande invito, per ciascuno di noi,
a entrare in questo “mistero”:
lì, dove siamo ora,
nelle nostre stanze e nelle nostre case,
il Signore desidera venire.
Così, per vivere questo invito:
- Un luogo della nostra casa,
un «angolo», piccolo spazio, in cui vivere
tempi di ascolto della Parola di Dio.
Semplice: un’icona, o un crocifisso, una luce,
e il libro delle Sacre Scritture.
Dovremo legare questo luogo al tempo:
mattino, mezzogiorno, sera (quello scelto da noi).
Quando ci fermiamo, non sostiamo solo in uno spazio,
ma nel Suo tempo.
Il tempo è come un ambiente:
sì, un piccolo spazio diventa casa, come una cattedrale.
Quando lì ci fermiamo, entriamo in un ambiente, in un clima:
alla sua Presenza nella luce dello Spirito! - Un luogo che richiama il silenzio, il silenzio del cuore
e nel silenzio risuonerà la voce di uno/a
a dare vita alla sua Parola.
Nel silenzio la gioia di rispondere,
nella ripetizione di una invocazione, di una lode,
a nome di tutta la Chiesa.
Esperienza particolare che ci donerà di riscoprire,
e di crescere in una consapevolezza nuova davanti a Lui,
figli e figlie di Dio. - E poi, il canto.
Marco ci racconta
che Cristo ha presieduto la sua ultima Cena cantando,
e esce verso il Getsemani
«dopo aver cantato l’inno» (Mc 14,26).
Non è facile inventare, forse impossibile,
in questo tempo nuovi riti.
Invece i piccoli gesti, minimi,
anche solo l’uno accanto all’altra in casa,
famiglia piccola Chiesa.
Possiamo provare,
per ogni giorno un piccolo ritornello,
con la nostra voce,
un flauto, una chitarra.
E se non riusciamo, o ci sembra troppo difficile,
anche il solo ascolto è cosa grande:
e si può ritornare, anche più volte, durante il giorno,
e vivere ogni istante alla presenza di Qualcuno.
E tutto è diverso.
Tre giorni
Tre giorni di Pasqua:
per la liturgia sono un unico grande giorno,
tre giorni contati alla maniera ebraica,
che parte dalla sera con lo sguardo verso l’alba e la luce,
dalla sera di giovedì alla sera di domenica.
Possiamo tenere per le sere, se riusciamo,
una celebrazione insieme,
con la famiglia, o i vicini, o con chi è possibile.
È una proposta abbastanza semplice, adatta a tutti,
grandi e piccoli.
In queste domeniche abbiamo condiviso una traccia via whatsapp,
attraverso catechisti e parrocchiani.
Continueremo così:
se altri desiderano ricevere, volentieri allarghiamo il giro.
E ogni giorno, un gesto da vivere:
il pane (azzimo) da fare in casa giovedì
(magari insieme grandi e piccoli)
e spezzare poi a tavola,
e alla sera, se è possibile senza svilirla,
la lavanda dei piedi, fatta dal “capofamiglia” a tutti gli altri,
magari prima o dopo la cena;
una preghiera continua il venerdì,
la “preghiera del cuore”,
il ripetere a lungo, tante volte, un’invocazione,
custodendo il volto di chi soffre;
al sabato, il silenzio della preparazione e dell’attesa,
con la Chiesa che sosta davanti al sepolcro del Signore,
può essere occasione di fare memoria
e cercare e raccogliere i segni di speranza di questo tempo.
Con i più piccoli sarebbe bello preparare una candela
da accendere la sera per la veglia
(senza cera nuova, si potrebbe rifondere una vecchia candela).
Venerdì e sabato sono giorni di digiuno:
possiamo iniziare a tenere da parte qualcosa, una piccola cifra
per donare ai tanti, vicini e lontani, che nei prossimi giorni avranno bisogno.
Chi vuole scavare ancora di più
può iniziare le giornate pregando l’ufficio delle letture della Chiesa
(si può trovare da tante parti online,
ad es. qui: http://www.chiesacattolica.it/la-liturgia-delle-ore
c’è anche un’app dedicata,
in cui si può anche ascoltare:
https://play.google.com/store/apps/details?id=cei.liturgiadelleore.app )
Ma, oltre tutti gli strumenti tecnologici,
il solo prendere in mano la propria Bibbia
e fermarsi
fa la differenza.
Tante indicazioni,
forse anche troppe.
Ognuno si fermerà su quello che più lo nutre:
“non il tanto sapere sazia l’anima,
ma il sentire e il gustare le cose interiormente” (Ignazio di Loyola).
Ecco, che possiamo sentire e gustare
che il Signore è vivo e presente con noi in questi giorni.
Buon cammino verso Pasqua!
Buon triduo a tutti
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Grazie Don
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Grazie don Francesco per questi suggerimenti. Sei una guida preziosa. La nostra Pasqua sarà diversa ma ugualmente vissuta. Grazie 🙏
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